La pratica progettuale di Hypereden mira a far coincidere l’abitare e il costruire in un rapporto esistenziale, a superare la distinzione tra ambito pubblico e privato, a includere tutte le energie potenziali del contesto nella trasformazione dello spazio.
Come associazione, Hypereden opera per sovvertire quanto abitualmente avviene nella prassi e per modificare lo spazio fisico con il coinvolgimento di chi lo abita, usando lo strumento dell’autocostruzione come veicolo di dialogo, di relazione e di appartenenza: invita alla costruzione di una nuova forma di convivenza, alla cura e alla conservazione, alla produzione e al fare attraverso la partecipazione.
L’approccio progettuale di Hypereden si sviluppa secondo dei processi, delle sequenze di ipotesi che continuano ad affinarsi invece che come inseguimento di un obiettivo o di una forma unica e finita, in una tensione che rafforza le potenzialità dell’esistente, pratica innesti per riconfigurare la realtà in nuove forme, lascia un grado di indeterminazione che apre la forma a nuovi contributi, continui adattamenti, che si possano avviare come prolungamenti del progetto stesso.
E’ grazie all’ascolto del luogo, delle sue potenzialità e delle preesistenze, che nei progetti viene restituita una visione stratificata, di passato presente e futuro, e di tematiche che coesistono in parallelo e che si declinano in modo specifico seguendo logiche multiscalari, dal dettaglio (e la maggiore prossimità al corpo) fino alla scala territoriale.
La pratica di Hypereden è supportata da approfondimenti di ricerca specifici in materia di cultura visiva e soluzioni tecnologiche, e da un’indagine costante sul rapporto di interconnessione tra ambiente, corpo e interiorità, sul valore simbolico delle cose che ci circondano, sui rituali e su quanto il soprannaturale e l’indicibile facciano parte della condizione dell’abitare.